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Ragazzini in bici

19 Nov

Ieri il Corriere ha pubblicato la lettera di un padre che la settimana scorsa ha perso il proprio figlio a causa di un incidente stradale. La solita storia, un auto che non rispetta il codice della strada.

Morto.

Nella sua lettera  accorata, il padre di Giacomo denuncia la volgarità di un cartellone pubblicitario gigantesco posto a pochi metri dal luogo della morte del figlio e che esalta un nuovo modello di automobile utilizzando lo slogan “l’unica regola è che non ci sono regole”. È bello vedere che finalmente qualcuno osi denunciare in qualche modo il ruolo esageratamente dominante che hanno le automobili nella nostra società. Purtroppo però c’è voluta  la morte di un ragazzino perché si vedesse un’opinione simile tra le pagine del Corriere della Sera.

La "Ghost Bike" per il piccolo Giacomo

La cosa ancora più triste è che alla lettera seguono dei commenti in buona parte tutt’altro che solidali con il padre e che, anzi, giustificano l’aggressività di una campagna di comunicazione che inneggia alla legge del più forte (la legge del più forte è quella che prevale quando non ci sono regole, no?).

Lo stesso giorno, il sito GreenMe.it ha pubblicato un interessantissimo articolo sulla tendenza degli inglesi a incentivare l’uso della bicicletta proprio tra i ragazzini per il tragitto casa-scuola. Come di consueto la redazione ha condiviso l’articolo sulla propria pagina di Facebook chiedendo ai propri lettori “Voi mandereste i vostri figli a scuola in biciletta?”.

Le risposte, anche qui, sono state sconcertanti. La maggior parte andavano in una sola direzione: le strade sono pericolose, mandare i figli a scuola in bicicletta è improponibile.

Alcuni commenti al post di GreenMe.it

Se il lettore medio del Corriere è l’Italiano medio, Greenme.it dovrebbe avere invece un pubblico più attento all’ambiente, alla mobilità sostenibile etc. Riflessione: se anche gli ambientalisti si sono arresi, e si sono rassegnati alle auto che hanno preso il controllo delle nostre città, allora forse è davvero  troppo tardi.

Il problema, evidentemente, non è solo una questione di inquinamento e vivibilità delle città ma di educazione civica. È da bambini che si impara ad usare la bici con destrezza e se si impedisce ai bambini di utilizzarla, gli adulti di domani saranno handicappati dalla loro dipendenza dalle quattro ruote. È un circolo vizioso da cui sarà ben difficile uscire.

Un suggerimento, però viene dalla Spagna: è un breve cartone animato che vede nell’ottimismo l’unico modo per uscirne.

Buona visione.

   
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